Un gruppo di donne che, dopo la grande manifestazione del 13 febbraio a Belluno, vuole
continuare a discutere liberamente della condizione femminile oggi (e non solo). Per mantenere vivo il confronto tra noi, rimettere al centro la dignità, i diritti, il merito e il valore delle persone...SE NON ORA, QUANDO?

domenica 13 marzo 2011

Tokenism e Token

Vi invito alla lettura di questo articolo, scritto nel 2010 da Chiara Volpato, sociolga che insegna alla Univ. di Milano e che ho la fortuna di conoscere. Decodifica un modello , tokenism-token, di cui le stesse donne spesso non sono consapevoli. Buona lettura Margherita Token show Pubblicato su 10 Gennaio 2010 da donnedellarealta di Chiara Volpato Annozero, giovedì 7 gennaio 2010. In studio, intorno a Santoro cinque uomini (Castelli, Mentana, Travaglio, Vauro, Vendola) e una donna (Alba Parietti). Una perfetta situazione di tokenism. Quando due gruppi sono fortemente asimmetrici nei rapporti di potere, scegliere un rappresentante del gruppo debole e farlo sedere tra gli eletti serve a mostrare apertura mentale, paternalistica disponibilità verso l’altro, ma soprattutto serve a lasciare inalterato lo status quo. Il prescelto diventa un token, illusorio simbolo di una possibile ascesa sociale, mero specchietto per le allodole. Il token/alibi ha una funzione precisa: salvaguardare lo stato di cose esistenti togliendo forza alle voci di protesta: non è vero che nei talk show le donne non hanno voce, sono rappresentate da Alba Parietti. Come questa rappresentante sia scelta, quanto spazio le si dia, quali capacità abbia di interloquire con i signori esperti, poco importa. L’importante è che ci sia e che non si possa criticare quindi l’assenza di una voce femminile. La situazione verificatasi giovedì scorso ad Annozero è solo l’ultima di una lunga serie. Da sempre i salotti dell’intrattenimento e della politica brillano per misoginia e sessismo. Le vette, irraggiungibili, di Porta a Porta pongono tale programma fuori classifica. La concezione della donna che traspare dalla scelta dei temi, dal linguaggio usato, dalle inquadrature delle gentili ospiti hanno da tempo lasciato noi, donne della realtà, senza fiato. L’unica scelta possibile è stata smettere di guardare il talk show; ne ha guadagnato la qualità delle nostre vite. Ingenuamente speravamo che altri programmi mostrassero maggiore sensibilità e attenzione. E’ così che siamo incappate in una serie di delusioni, culminata, giovedì scorso, nel token Parietti. Abbiamo allora pensato che qualcosa bisogna pur dire, a costo di ripetere cose che suonano scontate, ma che evidentemente non sono state assimilate dai signori dell’etere. Come accennato, Annozero non è stata l’unica delusione. Ricordiamo una trasmissione de l’Infedele, in maggio, quando stava scoppiando il caso delle veline candidate. Lerner, a cui va riconosciuta una maggiore attenzione per le presenze femminili, aveva in quell’occasione invitato alcune donne: Ventura, la politologa di Farefuturo, che per prima aveva denunciato la scorrettezza delle candidature, Zanardo, autrice de Il corpo delle donne, potente denuncia dell’oggettivazione del corpo femminile da parte dei media, e due donne di spettacolo (anche se una ormai a pieno titolo transitata in politica): Carlucci e Parietti (sempre lei!). Di quella trasmissione, ricordiamo soprattutto la diversa distribuzione dei tempi degli interventi; ricordiamo di aver aspettato a lungo un intervento di chi aveva qualcosa da dire (Ventura e Zanardo), mentre la gran parte dello spazio veniva occupato dalle due replicanti, una in quota alla destra, una in quota alla sinistra, (Carlucci e Parietti), che riuscivano nell’impresa di litigare in diretta, con le tipiche modalità della politica maschile. Lo facevano però a labbra rifatte, dando modo alle telecamere di indulgere a lungo sul particolare. Già che ci siamo e che abbiamo deciso di farci dei nemici, accenniamo, en passant, a Che tempo che fa. Ci proponiamo per l’anno nuovo di tener conto di quante donne vengono invitate rispetto agli uomini e di chiedere a Fazio, per la prossima edizione, di prendere un annunciatore uomo al posto di Felipa e una giornalista donna al posto di Gramellini. Gli standard sono gli stessi: giovane, carino, sbarazzino nel primo caso; competente, non conformista, dotata di spessore morale nel secondo. Perché queste trasmissioni ci sembrano esemplari? Perché riassumono come vengono trattate le donne nei talk show. In quei salotti, le poche volte che si interpella una donna, le inquadrature indulgono sui particolari fisici, si fanno domande su temi privati, si concedono tempi brevi per rispondere (anche quando ha idee da vendere, come è successo a Michela Marzano, sempre all’Infedele), le interruzioni si sprecano soprattutto quando mostra di avere qualcosa da dire (chiedete a Concita De Gregorio a proposito dei suoi interventi a Ballarò e Annozero). La situazione precipita quando la donna invitata non risponde al canone imperante (bellezza appariscente e incompetenza), esprime un suo pensiero, interloquisce con cognizione di causa e senza farsi intimidire. L’esempio, scontato, è dato dagli appellativi che Berlusconi (“più bella che intelligente”) e Castelli (“zitella petulante”) hanno rivolto a Rosy Bindi durante una puntata di Porta a Porta. Anche in quell’occasione Bindi era l’unica donna presente; osava però sfidare la sua posizione di token criticando ad alta voce le esternazioni del premier, che rimproverava il presidente Napolitano per non averlo “raccomandato” ai giudici della Corte Costituzionale. Gli uomini (Vespa, Alfano, Castelli, Casini, Barenghi) ascoltavano in rispettoso silenzio. Col suo intervento, Bindi esibiva due qualità inaspettate e fastidiose in una donna: coraggio e competenza. Come da manuale, proprio queste qualità hanno innescato l’aggressività del premier gentiluomo. Noi, donne della realtà, chiediamo allora maggiore attenzione ai conduttori dei programmi di intrattenimento politico. Non sappiamo perché sia così ristretta la rosa delle donne che interpellano e perché siano spesso così bassi i criteri di merito per essere interpellate (anche se quest’ultimo, a dire il vero, è un problema che riguarda uomini e donne allo stesso modo). Certo che se si vogliono trovare interlocutrici nei palazzi della politica, la rosa è veramente ristretta dati i bassi numeri delle parlamentari italiane. Ma se si intende uscire dai palazzi, perché ignorare le donne della realtà e inseguire solo le donne dello spettacolo? La prossima volta che Santoro non sa chi chiamare, possiamo fornirgli nomi e numeri di telefono di donne competenti, informate, in grado di formulare pensieri divergenti e di suggerire soluzioni inattese. La mia dentista, per esempio, saprebbe sicuramente rivolgere domande imbarazzanti ai politici. Ma forse è proprio quello che si vuole evitare…

1 commento:

  1. Da parte di Lina:
    Interessante! Questo articolo è una successione di osservazioni e ragionamenti sacrosanti!
    Ci stimola a porre maggior attenzione alle situazioni che ci passano davanti: spesso non ci rendiamo conto di quanto siano subdole e sotterranee le ingiustizie e le cattiverie messe in atto dalla Televisione, ma la TV è solo un aspetto della mentalità diffusa…
    Se fra gli ospiti dei talk show c’è Concita De Gregorio, cambio canale, (è più forte di me), perché non sopporto di vedere una donna intelligente, competente, educata, garbata e gentile, trattata come un “agnello sacrificale”.
    Le osservazioni di Chiara Volpato ce ne indicano altre, in contrapposizione con quelle che urlano e interrompono… non faccio nomi, ma avete capito!
    Grazie Margherita, per aver messo sul blog questo articolo.
    Lina

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