Un gruppo di donne che, dopo la grande manifestazione del 13 febbraio a Belluno, vuole
continuare a discutere liberamente della condizione femminile oggi (e non solo). Per mantenere vivo il confronto tra noi, rimettere al centro la dignità, i diritti, il merito e il valore delle persone...SE NON ORA, QUANDO?

domenica 29 aprile 2012

Ipazia, anche un affare di donne

Una donna ben più informata di me ci ha inoltrato questa argomentazione, per avere sempre nuovi e antichi spunti di discussione.
"Il tema è oggetto di accese discussioni sul web, da parte cattolica si va dalla presa di distanza alla piena giustificazione (!) di Cirillo e dei suoi metodi." Inoltre "sull'intollerante e dispotica Santa Pulcheria guarda qui la visione (di parte della?) Chiesa: santiebeati.it.
A riprova del ruolo del corpo della donna, ciò che le due condividevano, oltre a una buona istruzione, era la scelta della verginità."
Da appassionata di Ipazia, premettendo che non sono una storica, e la mia cultura a riguardo è certamente lacunosa, non mi sento tanto di avvallare l'equazione:
Cirillo "in quanto (uomo) di Chiesa" era contro Ipazia "in quanto (donna) laica".
Le cose non sono così semplici:
Pur nell'imperante misoginia e limitazione di diritti e opportunità che caratterizzava il suo ambiente, Ipazia fu istruita e portata in palmo di mano da uomini, come è ovvio data la società in cui viveva. In primis da suo padre che voleva con lei plasmare l'essere perfetto, bello, sano, intelligente, istruito, di successo. Oltre a essere un'eccezionale studiosa e divulgatrice di matematica Ipazia era popolarissima e molto ascoltata; il suo pensiero filosofico - di stampo neoplatonico - era visto come il fumo negli occhi da Cirillo, ma non da altri cristiani anche influenti che cercavano di conciliare pensiero scientifico e dottrina religiosa, e che recepivano nel loro cristianesimo molti elementi delle preesistenti religioni e culture locali.
Cirillo, nipote e successore dell'arcivescovo Teofilo che 25 anni prima aveva trucidato i sacerdoti del tempio di Dioniso inimicandosi i numerosi pagani di Alessandria, allevò e fomentò un nutrito gruppo di zeloti di mente semplice e intrisa della peggior subcultura dell'epoca. Questi nel 415 rapirono Ipazia per la strada e la trucidarono in modo raccapricciante all’interno di una Chiesa, bruciandone subito i resti in modo da non lasciare testimonianze né reliquie.
Senza dubbio è vero che Cirillo ha sfruttato il fatto di essere uomo per aizzare un odio generico di anime semplici e manipolabili (uomini come la quasi totalità di persone cui ci si poteva rivolgere in quella società)  contro un bersaglio che era evidentemente diverso da loro: in quanto donna, certo,  e in modo essenziale in quanto persona istruita e capace di ragionamenti raffinati, con argomenti che - a differenza dei loro - facevano presa in altri detentori di potere.
In particolare su Oreste, il prefetto romano di Alessandria, che
l'anno prima non aveva potuto impedire che Cirillo scacciasse tutti gli ebrei di Alessandria confiscandone i beni e trasformando le sinagoghe in Chiese, e sul vescovo di Tolemaide Sinesio, filosofo allievo e ammiratore di Ipazia, destinataria di molte lettere compresa l'ultima prima della di lui morte nel 413.
La realtà di Alessandria e della Chiesa era molto complessa, con parecchi fermenti e lotte di potere e di pensiero. Sinesio - che aveva sposato una cristiana, ma ricevette la proposta della carica vescovile ancor prima del battesimo - in una lettera al fratello scrisse: "Ottenuta la cattedra vescovile, non farò finta di credere in dogmi in cui non credo".
In un'escalation di violenze, prove di forza e intimidazioni Cirillo - che lottava per il potere mirando all'eliminazione anche fisica degli avversari - ebbe la (nefastamente) vincente idea  di puntare all'annientamento di quello che per il suo progetto era il "leader negativo". 
Il fatto che fosse una donna per me testimonia la rilevanza di Ipazia e del suo pensiero.
Inoltre, se gli esecutori furono uomini, il mandante occulto cui Cirillo faceva riferimento, se non diretta ispiratrice gran protettrice tanto da garantire la sostanziale immunità agli assassini contro le richieste del suo prefetto, era un'altra donna: Pulcheria, reggente in quanto sorella dell'imperatore Teodosio II, imperatrice de facto. Anche lei fu fatta santa.
Nella chiesa (e tra le donne) ci sono e ci sono state posizioni diverse e direi inconciliabili, con alleanze inaspettate e spiazzanti.
Le cose non sono mai semplici come possono sembrare ...
Laura Solinas
Grazie Laura!

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